Convegno


I GIOVANI, LO SPORT E I DOVERI DEI GENITORI

SANTINI ILLUSTRA LA “CARTA” AL PANATHLON

 

Grazie alla qualità delle relazioni e all’interesse manifestato dalla numerosa platea, ha avuto un’ottima riuscita il convegno organizzato dal Panathlon Gorizia in collaborazione con la Lega Navale italiana di Monfalcone e dedicato alla presentazione della «Carta dei doveri del Genitore nello Sport», un decalogo che il Panathlon International ha messo al centro di una campagna di sensibilizzazione avviata durante la presidenza di Giacomo Santini. Dopo la presentazione da parte della presidente del Panathlon Gorizia, Michela Sanzin, e del presidente della Lega Navale, Davide Strukelj, e i saluti delle autorità (l’assessore regionale Sara Vito, il vicesindaco di Monfalcone Omar Greco e il presidente del Coni provinciale Franco Tommasini e nostro socio), proprio Giacomo Santini, famoso radiocronista Rai per la quale ha seguito tra l’altro 8 Olimpiadi, 20 Giri d’Italia e 10 Tour de France, già europarlamentare e senatore, oggi Past-President del Panathlon mondiale, ha illustrato le caratteristiche della “Carta”, ideata come fosse il frutto delle riflessioni di un genitore messo di fronte alle responsabilità verso un figlio che affronta gioie e difficoltà di una disciplina sportiva.

«La Carta nasce per rispondere a una urgenza» ha detto Santini prima di affrontare alcuni aspetti fondamentali del “decalogo”. Innanzitutto ogni genitore deve rispettare la libera scelta del giovane sportivo che va ritenuta sempre “provvisoria” e sperimentale, cioè suscettibile di verifiche e di cambiamenti: un ragazzino non può sentirsi “prigioniero” di uno sport abbracciato, magari, alle Elementari e rivelatosi meno interessante di una diversa disciplina conosciuta alla fine delle Medie. In secondo luogo il relatore ha “disegnato” il ruolo che il genitore è chiamato a svolgere nel contesto della pratica sportiva di ogni figlio, della quale dev’essere uno spettatore discreto. «Il genitore dev’essere prima di tutto educatore – ha evidenziato Santini – e deve far capire che lo sport non esaurisce la vita del giovane, ma ne rappresenta soltanto un pezzo. Lo sport per un ragazzo non può che essere una fase e un tipo di vita». Esaminati i dieci punti della Carta, Santini ha concluso affermando che essa «è e vuole essere un coinvolgimento emotivo per i genitori e non un insieme di regole e costrizioni».

Il prof. Marco Pizzo, docente di Scienze motorie e tecnico FIDAL, ha saputo integrare le indicazioni fornite dalla “Carta” e gli approfondimenti di Santini, illustrando pure attraverso un decalogo, gli atteggiamenti ideali di tecnici, docenti e genitori quando devono affrontare le problematiche con cui si confrontano i giovani sportivi, evidenziando un processo di crescita multiforme che non deve mai dimenticare la sua base ludica, nel quale quei tre interlocutori del percorso educativo dei giovani sportivi sono legati tra loro da un vincolo morale di collaborazione. Oltretutto, ha sottolineato Pizzo, la Costituzione italiana e il Codice civile impegnano tutti i genitori ad assecondare le inclinazioni dei figli e a garantire loro la scelta più libera delle loro attività.

Prima che si sviluppasse un vivace e interessante dibattito grazie ai numerosi interventi da parte del pubblico, il dott. Roberto Vallini, medico e padre di un giovane velista recentemente approdato anche alla pratica del basket, ha portato nella sua relazione il punto di vista della famiglia, riconoscendo il sottofondo di verità della “Carta”. Vallini ha guardato al problema anche con gli occhi del medico, sottolineando il grave problema causato da un diffuso atteggiamento sbagliato nei confronti dello sport giovanile. Il 50 per cento circa dei giovani smette, spesso addirittura in età preadolescenziale, a praticare un’attività ludico-sportiva diventando, pressoché irrimediabilmente, un sedentario. La situazione diventa allora preoccupante per il genitore, ma essa – ha osservato in chiusura Vallini - è quasi sempre causata proprio dai motivi per i quali è nata su opportuna iniziativa del Panathlon la «Carta dei doveri del Genitore nello Sport».

Concluso il convegno a Monfalcone,  Giacomo Santini è stato ospite in serata a Gorizia dell’incontro mensile del Panathlon con una relazione intitolata “Dal nostro inviato ai Grandi eventi sportivi”, un excursus molto apprezzato sulle sue molteplici esperienze di inviato della Rai. Il giornalista è partito da una serie di ricordi personali di Gorizia: dal periodo di giovane ufficiale a San Lorenzo Isontino al terremoto del ’76 quando la scossa di settembre lo colse mentre stava seguendo il Giro ciclistico del Friuli ragion per cui rimase per un mese a Udine a seguire per la Rai gli sviluppi del sisma. Delle 8 olimpiadi vissute da radiocronista, Santini ha indicato Montreal 76 come la più difficile per la paura di attentati da parte di feddayn; Barcellona 92 la più efficiente; Albertville 92 la più bella per l’inaugurazione; fino all’ultima della sua carriera nel 1994 (prima di essere eletto per due legislature al Parlamento europeo), nel freddo polare di Lillehammer, caratterizzata dalle moltissime medaglie italiane con la clamorosa vittoria nel fondo della staffetta azzurra in volata sulla favoritissima Norvegia con enorme delusione del pubblico di casa. «E’ stato come vincere il mondiale di calcio in casa del Brasile» ha concluso Santini.